Ascolta “Il Corpo manipolato” su Spreaker.
L’esperienza del proprio corpo manipolato da altri, un aspetto che riguarda anche la relazione con l’Altro. Quindi non solo il corpo che non ti risponde ma il corpo che viene manipolato da altre persone, esperienza che abbiamo vissuto solo da bambini ma non ricordiamo bene.
Non ci ho mai pensato, è un aspetto nuovo. In effetti sono stato manipolato, lo sono ancora oggi e non ci avevo mai pensato. Ci sono state due fasi. All’inizio in Ospedale, ero completamente manipolato da altri, poi ho cominciato a auto-manipolarmi.
Al momento dell’evento, appena arrivato in Ospedale sei contento di essere circondato da gente che ti manipola, è un’emergenza e vedi che ti vengono incontro per aiutarti. Ci sta tutto. C’è il dubbio “Capiranno quello che mi sta succedendo o prenderanno una cantonata?” ma al Pronto Soccorso i medici sono preparati, competenti. Non ti mettono in un angolo, sei proprio al centro…pensi “Sarò un Codice Rosso?” ma loro sono li tutto il giorno a fare queste cose…ti dici.
Diverso è dopo, quando non sono più i medici dell’emergenza a manipolarti, in circostanze estreme. In quest’altra fase vieni manipolato da persone abituate a gestire persone nel loro tran tran quotidiano (vestirli, lavarli…) e quindi diventi un po’ un oggetto, una cosa come tante, più o meno uguale alle altre, che vanno spostate di qua o di la’, che mangiano, cagano, pisciano – scusa il termine – fanno le cose più normali del mondo e non interessa chi sei, come stai. Niente.
Sei quello e basta ed è per certi versi normale ma anche un po’ avvilente perché senti che la tua vita sta finendo in un totale anonimato, nella totale indifferenza. Esclusi quelli che hai intorno, che piangeranno, dovessi morire. Per me anche la morte finisce per rappresentare un fatto normale. Ed è strano che lo sia. O è normale? Quindi non c’è niente da aspettarsi, né pietà, né compassione., né tenerezza. E’ un mestiere, certe volte.
Questo accadeva in Reparto in Ospedale, una volta trasferito dal Pronto Soccorso. A un certo punto impari a conoscere le persone. Riconosci chi sta arrivando da te. Ma ho vissuto male anche quello. Proprio perché le riconosci. Sai che non sempre puoi aspettarti qualcosa di buono. Perché c’è quello superficiale, quello a cui non importa niente, c’è quello scrupoloso…quindi a seconda di chi vedi sai già cosa ti capita.
E si viene riconosciuti? O resti un numero come un altro? Per esempio, passando i giorni, passa qualcosa delle proprie preferenze o caratteristiche personali?
Riescono a passare solo per persone che si caratterizzano per qualcosa . Ammesso che uno riesca a parlare. C’è chi si interessa di calcio, quello che ha altri interessi…ma chi non si interessa di calcio, non da tanta confidenza, rimane una cosa messa li’, tutti ti girano intorno…
Ti ricordi la prima volta che sei entrato in palestra?
Ero pieno di aspettative, entusiasta. Perché per me era la rinascita. Inconsapevole di quello che era il destino. Inconsapevole del mio aspetto fisico. Una speranza immotivata. Speri e basta. Non hai alternative. E’ l’unica speranza che hai e te la giochi fino in fondo. Non con gioia, perché non è gioia. E’ tristezza, pena. Ma con fiducia, questa sì. Tanta fiducia.
Rispetto agli spazi?
Più dello spazio grande mi ha fatto impressione lo spazio piccolo. La camera bella, i corridoi belli, il posto bello. Ma il primo impatto è stato con l’ascensore. E’ stato un attimo un po’ così, e poi l’odore…di sigarette. Non so se qualcuno aveva fumato da poco o che cosa…a un ex-fumatore può dare fastidio…e prima di entrare in palestra ho aspettato nello spazio fuori. Era affollato, mi ha un po’ oppresso. Anche quando sono entrato nel tuo ufficio (ndr ambulatorio) mi sono sentito oppresso di nuovo. Era angusto, piccolo. Io non ho capito subito cosa ci facevo da te. Sapevo che c’erano tre fasi, la tua (ndr la Logopedia), la ginnastica in palestra e la ginnastica in Camera. Ma non ho focalizzato i momenti, l’ho fatto dopo. E solo dopo ho capito che erano importanti tutti e tre i momenti. Perché al primo impatto sottovalutavo tutto ciò che non fosse la ginnastica. Perché era quella l’ancora alla quale mi attaccavo. Era l’ancora alla quale io avevo pensato già da prima…venire qui e fare riabilitazione. Muovermi, una sorta di ginnastica. Poi stando qua però si cambia anche idea. Mi sono reso conto che non basta solo il fisico, ci vuole anche la testa. La terapia la sto facendo con te adesso…
C’è un ragazzo che non voleva più venire a fare logopedia e se anche da una parte lo capivo, dall’altra ho pensato “forse cambierà idea in futuro” perché ora lui sta cercando lo sforzo fisico, la ginnastica e, il muoversi ma io mi sono convinto che la forza non basta per fare un uomo. Senza la forza interiore, senza obiettivi, indirizzi…bisogna coniugarla la forza. Se non c’è dietro un contenitore che la racchiude, che la raccoglie, è un percorso vano.
Così come quell’altro percorso che è quello della “ginnastica in camera”. Ha una sua validità anche lei perchè…in qualche modo “confidenzializza” la ginnastica, te la rende più tua, ti sembra di possederla. Hai una persona che ti parla e ti è vicino. Anche in palestra, ma in palestra è più una cosa “fisica”, qui diventa mentale. Il passaggio tra le tre fasi è una cosa giusta. Poi…siamo uomini..ognuno con le sue debolezze e andiamo anche a giornate. C’è il giorno in cui ti piace più una cosa o un’altra. C’è il giorno che ti compensa perchè c’e’ il giorno in cui non riesci bene a fare ginnastica, non ti soddisfa. Allora magari puoi avere quell’altra occasione in camera. Il Terapista può parlare con te, ti può confortare aiutandoti a superare quel determinato momento. Non tutte le giornate sono uguali.
Quindi questa diversificazione è un buono modo di stare vicini alle persone, per non lasciarle sole. Un buon modo per essere “carne gestita” ma con un po’ più di umanità.
Ci sono tante occasioni in cui vieni gestito. Ci sono gli inservienti, le OSS, gli infermieri, la caposala, lo psicologo, il fisioterapista…quello della palestra e quello del Reparto, poi c’è il vice-medico e il medico e altre persone che non conosci…i portantini…tanti soggetti, e ognuno ha le sue caratteristiche. Ci sono persone che ci mettono il cuore e persone che non ce lo mettono. Non si fa l’automa in questi lavori …magari cambierei qualcuno, questo sì.