Director of Clinical and Educational Services presso l’Aphasia Institute di Toronto, Canada
Ho incontrato Rochelle per la prima volta nel 2005, a Toronto (Canada), quando ho cominciato a seguire i corsi organizzati dall’Aphasia Institute, una partnership di persone con afasia, familiari, volontari e membri dello staff, orientata a ridurre le barriere che impediscono la piena partecipazione alla vita di chi è afasico. Attraverso il Pat Arato Aphasia Centre svolgono un lavoro encomiabile nell’intera area di Toronto, accogliendo quotidianamente un gran numero di soggetti i quali cinque giorni alla settimana possono usufruire delle diverse attività in un ambiente sociale supportivo. La prima cosa che salta agli occhi è che non c’è più nessun aspetto medico nel contesto di riferimento della persona afasica, la rete di supporto è prettamente sociale. Infatti lo staff è costituito, oltre che da operatori, da un gran numero di volontari, formati alle Tecniche di Conversazione Supportata, che lavorano con i vari gruppi. La prassi di accoglienza nel centro, che ritroveremo anche in altri centri canadesi, prevede un primo incontro con il Patologo del Linguaggio* e con un Assistente Sociale o a domicilio o presso il Centro [anche in questo caso esiste una sensibile differenza rispetto alla nostra realtà, ove l’Assistente Sociale non fa parte del Team Riabilitativo che evidentemente non considera gli aspetti psico-sociali prioritari, qual invece sono]. La persona verrà poi inserita in un Programma introduttivo della durata di 12 settimane in seguito al quale – se vorrà – potrà partecipare al Programma Comunitario simile a quello svolto da ALIAS. Abbiamo partecipato ad alcuni gruppi nonche’ alle attività coordinate dai volontari, verificando che effettivamente l’attenzione alla “dignità” della persona – peculiarità dell’Aphasia Institute – è perfettamente rispecchiata dai comportamenti di tutti (staff e ospiti del centro). Inoltre ho verificato con soddisfazione la totale assenza di quell’atteggiamento “didattico” e “scolastico” che rischia di viziare spesso gli atti di noi riabilitatori. Del resto dobbiamo ricordarci che l’Executive Director dell’Aphasia Institute è Aura Kagan i cui studi hanno dato e stanno dando un contributo fondamentale nel definire i nuovi modelli di “cura” della afasia.
Oltre a questo eminente personaggio, abbiamo conosciuto altri validi membri dello staff fra i quali la Program Director del Pat Arato Aphasia Centre, nonché Coordinatrice delle attività di Training per professionisti che si tengono tutti gli anni a Toronto, Rochelle Cohen-Schneider. Proprio lei, in una lunga intervista della quale vi presentiamo alcuni estratti audio in inglese, ci ha confermato le caratteristiche “sociali” dell’approccio adottato presso l’Aphasia Institute.
“In un certo senso abbiamo sempre adottato una prospettiva sociale ancora prima che venisse definito il modello sociale vero e proprio. Ci muoviamo all’interno di un approccio i cui elementi costitutivi ci permettono di lavorare con la persona afasica a diversi livelli. Prima di tutto partiamo dal fatto che la persona è inserita in un contesto sociale e quindi lavoriamo dandole strumenti e abilità in collaborazione con la famiglia che è il primo contesto di riferimento… in genere lavoriamo almeno con la “coppia”, quando è possibile anche con più membri della famiglia e poi ci interessiamo della società in senso più esteso, cercando di agire sulle infrastrutture per trasformarle e sulla persona, rafforzandola perche’ riesca ad interagire con maggiore confidenza in una società più ricettiva”
Altri importante aspetti dei quali ci parla Rochelle e ai quali sono destinate gran parte delle energie dello staff sono l’accessibilità (agli spazi di conversazione come ai servizi nonche’ accessibilità delle infrastrutture) e il patrimonio di risorse rappresentato dalle stesse famiglie che va condiviso e diffuso in un ciclo continuo di apprendimento e insegnamento
“…lavoriamo per garantire l’accessibilità, a tutto ciò che in genere diamo per scontato, accesso alla conversazione, accesso a situazioni nelle quali la persona possa essere considerata un individuo competente e possa mostrare la propria competenza, accesso ai servizi di cura…sono tutti elementi chiave del nostro approccio. Un altro aspetto importante è l’esperienza vissuta direttamente dalle persone con afasia, che ci insegna sempre qualcosa e che noi a nostra volta trasferiremo a qualcun altro in un ciclo continuo di apprendimento e insegnamento”