Steve Hall, 54enne di Bolton è stato ricoverato per cinque settimane in un centro di salute mentale perche’ ritenuto affetto da patologia psichiatrica. Non riusciva ad esprimersi a causa di un ictus che pero’ nessuno fu in grado di diagnosticare. Al suo ritorno a casa, si è pagato una logopedista che gli ha svelato l’arcano. AFASIA. E’ accaduto in Inghilterra. Quattro anni fa. Ma non finisce qui. Shiva, su Internet, ci fa riflettere su un ulteriore aspetto della vicenda. Leggiamo di Hall e rabbrividiamo nello scoprire che essendo stato preso per “matto” è stato rinchiuso per 5 settimane e sottoposto ad un “orribile trattamento” ma la cosa che viene naturale stigmatizzare non è il trattamento in se’ quanto il fatto che Steve non rientra a tutti gli effetti nella “categoria” di pazienti per cui quel tipo il trattamento appare indicato. E’ la stessa situazione che si è verificata nel caso dell’arresto di una donna dalle sembianze trans, portata in una prigione maschile dove notoriamente per i trans esiste un alto rischio di essere sottoposti ad abusi sessuali. Cio’ che allora venne stigmatizzato non era il fatto delle frequenti violenze subite dalle persone trans quanto piuttosto il fatto che, in quel caso specifico, c’era stato un errore e la persona in questione non rientrava nella categoria dei soggetti per i quali evidentemente si accettava il rischio di violenza. Shiva sottolinea il fatto che sui giornali si parli solo del “terribile fraintendimento” e non del fatto che certi trattamenti sono abusi in se stessi. Ci ricorda come le persone autistiche o persone che non riescono a comunicare vengono spesso scambiate per persone “schizofreniche” e talvolta (come nel caso di Steve) istituzionalizzate e forzate ad assumere farmaci oppure vengono prese per persone “con ritardo mentale”. Allo stesso modo spesso viene stigmatizzato il fatto che le persone con disabilità fisica ma “cognitivamente integre” vengono trattate con eccessivo accudimento o francamente discriminate perche’ si attribuisce loro di default una “debolezza mentale” come a dire che in questi casi la discriminazione è mal riposta mentre ha una sua ragione d’essere quando le persone hanno davvero un ritardo mentale. Le sue osservazioni ci impongono di riflettere sul senso delle “classificazioni” e su ciò che é alla base della definizione di esse…una riflessione sulla discriminazione e sulle pratiche oppressive che tenga conto della tentazione comune di “salvare” gli uni e “abbandonare” gli altri.
Riflessioni e consapevolezze
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