Le domande da porsi sono tante:
Quale è lo scopo del nostro codice? Regolare i nostri comportamenti? Ispirarci? Abbiamo davvero bisogno di un codice etico? Deve essere una dichiarazione di valori o un codice di comportamento?
Un codice etico deve essere adeguato ai bisogni e ai valori dell’ organizzazione, dunque nel nostro caso deve adattarsi ad un ambito professionale ma anche ad uno informale quale è quello associativo (l’Associazione è formata anche da operatori sanitari ma anche da cittadini). Tutto ciò ci impone di riflettere sulla “professionalizzazione” in seno alla Associazione. Un problema annoso che però dobbiamo affrontare.
I nostro codice probabilmente avrà due componenti. In primo luogo, una sezione di “aspirazioni”, una premessa che descrive gli ideali cui aspiriamo. In secondo luogo, il codice elencherà tipicamente alcuni regole o principii, a cui i membri dell’organizzazione si ritiene aderiscano. Ma quale sarà l’ordine di presentazione delle regole? Dalla più importante alla meno importante? E cosa intendiamo con la parola “importante”? Saranno dettagliate delle forme di verifica? Quali? Chi sarà implicato? Un piccolo gruppo di lavoro? O tutti coloro che in qualche modo ne possono essere influenzati? Come verrà divulgato? Solo al nostro interno o anche fuori? Come verificheremo che i valori compresi nel nostro codice hanno un qualche impatto sulle politiche e le pratiche organizzative? Come verrà rivisto/modificato il codice?
Certo sappiamo che non risolverà tutti i nostri problemi etici …”Dobbiamo ricordarci che le buone leggi, se non sono rispettate, non costituiscono il buon governo. Quindi ci sono due parti che formano un buono governo: una è il rispetto delle leggi da parte dei cittadini e l’altra è la qualità delle leggi cui questi obbediscono… ” (da La Politica di Aristotile).