httpv://youtu.be/Ju-q4OnBtNU
Potrebbe sembrare la solita pubblicità progresso strappalacrime virale, ma è molto di più. Certo ti commuovi anche (Satchi & Satchi sanno fare il loro sporco mestiere), ma è soprattutto un’occasione per riflettere su come non sia la condizione biologica dell’individuo a rendere una vita “impossibile” e dunque da evitare a priori, come anni di pregiudizi e (inc)ompetenze apprese ci hanno portato a credere, quanto piuttosto la lettura sociale che l’intero gruppo di “normodotati” dà – a priori – di quella categoria di individui. Cambia quella, cambia la qualità della vita. La persona Down non è destinata necessariamente a quello che anni di mancate cure e considerazioni pregiudiziali ci hanno portato a credere. Inoltre ci fa pensare a quanto determinanti e distruttive possano essere le nostre aspettative proiettate su individui che non ci assomigliano, avendone pieno diritto. Interessante anche la testimonianza di LisaG sul suo blog.
Quando studiavo nelle biblioteche canadesi, nel 2005 erano già tanti i testi e gli articoli sulla Disabilità Intellettiva come costrutto sociale (per chi fosse interessato esiste anche diverso materiale online, tipo The Intellectual Disability Construct and Its Relation to Human Functioning).
In Italia non trovo niente, ma scoprire l’esistenza di Coordown, che ha curato questa campagna, come altre, è una piacevole sorpresa.
Il problema non è la Sindrome di Down. Il problema è il PREGIUDIZIO
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