Uno degli aspetti più duri del prendersi cura di una persona che soffre, è sentirsi sopraffatti dalla preoccupazione e dalla frustrazione, che minacciano di cancellare il paesaggio personale delle nostre esistenze.
Nella cronicità dobbiamo adattare le nostre vite alla malattia, addossarci un carico pesante, triste, continuo, logorante e a lungo termine. Ansia, isolamento e emozioni soffocate. Viene a mancare la spontaneità. E vediamo vanificati tutti i nostri progetti. Che fare?
Leggere la Szymborska, ad esempio
Un appunto
La vita – è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;
essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;
distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;
stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.
Un’occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;
e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l’erba;
e seguire con gli occhi una scintilla
nel vento;
e persistere nel non sapere
qualcosa d’importante.
Traduzione di Pietro Marchesani