Articolo di Alessandra Tinti, Cerchi di Cura
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Negli ultimi due giorni, nei quali sembra tornato l’autunno, ben due pazienti che seguono un percorso logopedico, mi hanno mostrato disagio e incertezza nello svolgere le sedute, mentre fino a quel momento tutto stava procedendo bene. In particolare risultano in difficoltà proprio con l’espressione verbale, mentre le altre funzioni cognitive non sembrano mostrare alcun cambiamento.
È un’ esperienza che in 30 anni di lavoro ho vissuto decine di volte. Dopo qualche giorno, tutto ritorna come prima. E in genere accade in giornate di pioggia, umidità, vento o comunque quando il tempo sta cambiando in peggio.
Pur non avendo una chiara idea delle ragioni per cui questo accade, non posso che constatare che si tratta proprio di un effetto del tempo atmosferico. Ma non ne ho mai parlato con nessuno e non ho mai cercato conferme al di là della mia aneddotica professionale.
*Ho pensato abbia a che fare con il calo della pressione barometrica che provoca l’allargamento dei vasi sanguigni nel cervello, innescando il rilascio di serotonina (le cui variazioni portano aura o attacchi di emicrania). Chiunque soffra di emicrania sa che le fluttuazioni del tempo, sono un fattore scatenante e probabilmente è lo stesso rispetto alla condizione neurologica all’origine della afasia. Inoltre, la bassa pressione barometrica può causare affaticamento (per diversi motivi, ad esempio, è sinonimo di bassi livelli di luce. Questi bassi livelli di luce naturale possono far sì che i nostri corpi producano più melatonina da cui il senso di stanchezza). E ancora, potrebbe avere a che fare con l’influenza dell’attivazione vestibolare sulle funzioni autonome (i cambiamenti nella pressione barometrica inducono l’attivazione simpatica). Per finire c’è chi dice, in qualche articolo scientifico che le attività neurali vestibolari inducano cambiamenti ormonali (gli ormoni circolanti potrebbero indurre vasocostrizione).
*A chi fosse interessat@ al tema della omeostasi umana in relazione al tempo atmosferico consiglio il recente testo “Essentials of Medical Meteorology”, di Mladjen Ćurić et al.
Comunque oggi ho dato un’occhiata rapida sul web e mi sono imbattuta in questa testimonianza di Moshe Mark Ittleman, logopedista americano da cinque decenni, che vent’anni fa – in Texas – ha sviluppato un programma intensivo di stimolazione del linguaggio che prevede una stimolazione del paziente dal risveglio alla sera, fornita dai parenti specificamente formati da lui.
In questo video il Collega dice che l’Afasia è come il Tempo nel senso che il miglioramento della conversazione ha una sua variabilità nelle giornate e molti fattori influenzano la capacità di parlare della persona con afasia, ad esempio la pioggia, ma anche quanto ha dormito, se ha litigato con qualcuno, quanto zucchero ha assunto, se ha mal di pancia, se è preoccupato…mille variabili….
Anche a distanza di anni dunque occorre sapere che il proprio linguaggio può andare bene un giorno e peggio un altro giorno, senza che questo rappresenti un vero “ritorno al passato”.
È importante preannunciarlo al paziente e ai familiari, perché vedo che sono subito allarmati da questa situazione temendo la sua irreversibilità.
Mi piacerebbe sapere se altri hanno la mia stessa esperienza.
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