L’artista italiano Luca Buvoli, che vive e lavora a New York, porta avanti da anni un percorso artistico che si rifà al movimento futurista, rivisitandone l’eredità, discutendo e contestando i principi nazionalistici e di “elegia” del movimento, della violenza, dell’efficienza…..
Alcune persone con Afasia si sono prestate a partecipare ad una sua recente installazione artistica. Sono stati videoripresi mentre leggevano un brano del “Manifesto Futurista” di Marinetti. L’artista ha poi trasformato i video in filmati d’animazione, dove si evidenzia chiaramente il contrasto fra le parole del testo che inneggia alla velocità, alla violenza, all’efficienza con la lettura ovviamente rallentata (per dettagli sul progetto Velocity Zero, vedi http://www.lucabuvoli.com/).
Quando ho saputo di questo progetto sono rimasta colpita dalla assoluta novità di un processo artistico che coinvolge la tematica afasica senza farne obiettivo principale…per la prima volta c’era chi mostrava l’esistenza della Afasia per parlare d’altro e quindi sottraendosi alla logica della “tragedia personale” o dell”eroe miserevole”. Buvoli trasforma il messaggio utopico di Marinetti in una serie di libere associazioni che fanno riferimento alla velocità e al volo e così facendo evidenzia l’aggressività e competitività di una società che corre, incurante dei passi dei suoi abitanti.
La Voce delle Persone con Afasia accoglie i visitatori della Biennale
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Il Video di Buvoli è stato presentato con il preciso intento di provocare nel pubblico reazioni sui tempi lentissimi dell’afasia. Per divulgare il problema sociale dell’afasia, come pianeta sconosciuto, mi è parsa un’operazione complessa e macchinosa, non comprensibile nell’immediato a tutti. Ancora una volta il messaggio che passa subito è quello della lentezza, della fatica e della diversità. Ancora una volta messaggi ermetici, criptici, frutto di una parziale comprensione della condizione di una persona afasica, partoriti da talenti artistici o esperti in arte grafiche e pubblicitarie allenati a reclamizzare un prodotto commerciale piuttosto che a raccontare un fenomeno che sta assumendo proporzioni allarmanti nella misura in cui colpisce sempre più anche i giovani in età lavorativa. Gli ictus in costante aumento con le conseguenti diverse tipologie di afasia stanno diventando una “ piaga sociale” sottovaluta non solo dal mondo medico ma anche da quello istituzionale e , se non si corre ai ripari, esploderà in tutta la sua drammatica violenza come il problema dei rifiuti in Campania.Non a caso, tutti i manifesti e gli spot costosissimi della pubblicità progresso finanziati dall’A.IT.A e passati anche in televisione, hanno fatto un clamoroso buco nell’acqua. Non hanno chiarito e spiegato un bel niente, hanno soltanto accresciuto la confusione.Meglio non fare, che fare male. Le persone che conoscono e vivono 24 su 24 il problema e potrebbero spiegarlo con parole semplici sono sempre tenute fuori, ai margini del sistema di informazione, non intervistate sufficientemente, non utilizzate al meglio delle loro possibilità anche nelle stesse associazioni che dovrebbero garantire il rispetto dei diritti negati alle persone afasiche, sostenere ed educare i familiari.Il confine tra l’estrema disponibilità delle persone, specialmente di quelle afasiche, bisognose di essere accettate, considerate e di entrare in comunicazione con il mondo esterno, e la loro inconscia strumentalizzazione da parte di quel mondo esterno che resta sempre marginale, per quanti sforzi faccia, è sottilissimo.
Perché oscurare i volti delle persone afasiche nel video di Buvoli dal momento che erano attori, adulti consapevoli che avevano scelto di prestare le loro voci, interpretando un testo di Marinetti, provocazione nella provocazione artistica di Buvali?Bisogna ricordare sempre che le persone afasiche non solo possono ma devono potere esercitare il loro sacrosanto diritto alla scelta. Questo diritto viene loro costantemente negato con una violenza inaudita. Le persone afasiche vengono private della loro vita, della loro libertà di pensiero, di espressione e di scelta. Tutti scelgono per loro sulla loro pelle, tutti decidono al posto loro che è meglio, senza mai chiedere niente al diretto interessato. Questa è l’esperienza più devastante per un essere umano, ridotto ad essere, per il mondo esterno, un fantasma.Perché tutto il mondo esterno all’afasia, medici inclusi che non sanno che pesci prendere quando hanno di fronte una persona che non comunica, ha bisogno di nascondere, oscurare, proteggere la persona afasica e di interpretarne il pensiero e il loro sentire, riconoscendosi un ruolo che nessuno gli ha dato, di essere mediatori o facilitatori della loro comunicazione con i terzi?
Effettivamente la modifica dei volti a renderli difficilmente “irriconoscibili” è un elemento sospetto. Capisco che l’autore, che ha incontrato enormi difficoltà a trovare soggetti disponibili a prestare appunto il volto, è rimasto vittima di un pregiudizio comune. Che la persona, in questo caso con afasia, vada protetta da un ipotetico ludibrio sociale. Cosi’ facendo si fomenta invece l’ideache ci sia qualcosa da nascondere, di cui vergognarsi e quindi ecco l’impossibilità di “mostrare la faccia”. In questo Olimpia ha ragione.
Non ho visto il video di Buvoli, rispondo solo a Olimpia che scrivedelle persone non afasiche e dice ” non sanno che pesci prendere quando hanno di fronte una persona che non comunica”. Ecco, se la persona non comunica è verosimile avere difficoltà di relazione, è possibile essere tentati dallo slancio del voler aiutare l’altro, senza togliergli la capacità di scelta nè di pensiero, ma ponendosi come facilitatore. Se vedo un cieco attraversare la strada, gli presto i miei occhi momentaneamente, se sono accanto ad un claudicante offro il mio braccio e via così. l’esperienza di Pisa per me è stata fondamentale, finalmente ho potuto confrontarmi con persone capaci di interrogarsi sul questo tema, finalmente ho potuto iniziare a raccontare qualcosa di ciò che provo in questo scomodo ruolo di intermediatrice necessaria e rifiutata nello stesso momento, finalmente ho ascoltato afasici diversi da mio marito, perchè ogni afasico è un uomo e come tale è unico. Detto ciò, vorrei separare il mondo degli esperti, con i libri per bambini e i test inutili, dal mondo di chi cerca di interpretare.Infine spesso mi tornano alla mente le parole della psicologa: “siamo tutti afasici”. Emotivamente forte, ma non le sento vere. Certo tutti abbiamo problemi di comunicazione verbale e non, ma riconoscerci tutti afasici significa non riconoscere le indubbie difficoltà quotidiane che l’afasico incontra.
Cara Roberta,è da troppo poco tempo che convivi con l’afasia. E’ perfettamente naturale che ti senti naturalmente portata ad aiutare l’altro e a porti come facilitatore della persona afasica nelle relazioni con il mondo esterno. Se soltanto F. potesse e volesse esprimerti quello che ha dentro, forse tu capiresti, o forse no, perchè ti scopriresti non pronta ad accettarlo nel suo cambiamento radicale e non lo capiresti nè forse lo giustificheresti nelle sue scelte.Sono problemi di difficile soluzione che richiedono un riassestamento della coppia, la ricerca di nuovi equilibri sempre precari, se si resta aggrappati, come i familiari spesso fanno, alla speranza che un giorno ritorni tutto normale. NIENTE PIU’ E ‘COME PRIMA. TUTTO SCORRE E TUTTO CAMBIA. Perchè per l’afasico dovrebbe essere diverso?Dovresti leggere tonnellate di libri, di quelli che ti aprono la mente al cambiamento, e centinaia di esperienze vissute con l’afasia o con l’handicap come la cecità, per renderti conto di come stanno veramente le cose, all’opposto di quello che tu immagini in buona fede. Dovresti parlare con le centinaia di familiari che vivono la tua stessa non facile esperienza e con gli operatori sensibili ed umani, che sono , guarda caso, andati tutti in crisi perchè i loro piedistalli di presunte certezze sono crollati miseramente come idoli d’argilla…..sì anche quelli che dichiarano molto umilmente: “siamo tutti afasici” nella nostra incapacità di accettare e di comunicare veramente con l’altro, con il “diverso” che ci sta di fronte.A Pisa ricordi che mi hai detto? “ma tu sei oltre l’afasia!!!!!!!!!!!!” solo perchè parlavo quasi come te, ma ci ero costretta dalle circostanze. Avrei volentieri scelto il mio silenzio, il silenzio interiore perchè quello che ho ascoltato non sempre mi è piaciuto come non mi risuona vera la frase conclusiva del tuo intervento sul blog.”Certo tutti abbiamo problemi di comunicazione verbale e non, ma riconoscerci tutti afasici significa non riconoscere le indubbie difficoltà quotidiane che l’afasico incontra”.Ci ho sentito la tua paura dell’afasia, la tua presunta certezza derivante forse dal tuo ruolo di insegnante, la tua disperata ricerca di nuove certezze a cui ancorarti, forse se avessi visto il video di Buvoli e letto il mio sito per intero http://homepage.mac.com/ olicasarino come già ti avevo suggerito di fare, frutto di 15 anni di esperienza dal vivo, a contatto diretto con la disabilità in tutte le sue forme, di cui 8 anni, dulcis in fundo, di profonda empatia con le persone afasiche e i loro familiari, se avessi letto per intero il mio intervento su Pisa, e non a pezzi, perchè era troppo lungo per essere messo sul blog, qualcosa ti sarebbe più chiaro [lo trovi all’indirizzo http://www.aphasiaforum.com/pdf/ConsiderazioniPisa.pdf).Potresti parlare a lungo con mio marito che ha vissuto con me l’esperienza dell’afasia e poi in questi anni condiviso anche quelle degli altri.Cara, il viaggio è ancora molto lungo! Non esistono altre strade percorribili che non quelle dell’accettazione completa, dell’amore incondizionato e del rispetto della persona che ami. Tutto il resto viene da sè. Ma a me, forse, non credi in questo momento. Quando pubblicherò il libro schock,al quale sto lavorando dopo Pisa, allora comprenderai….Quando ci vedremo, parleremo a lungo di tutti i tuoi problemi e se sarà possibile, ti farò vedere come comunicano gli afasici tra di loro e con il mondo che non li ascolta perchè non sono più quelli di prima…forse scoprirai un universo che ti tranquillizzerà.Un abbraccioOlimpia