L’amico Stefano, al Workshop narrativo di Pisa, ha citato “Il pane e le rose”, film di Loach che riprende la vicenda dell’ industria tessile di Lawrence (1912, Massachussetts) in cui scoppia uno sciopero durissimo e tragico che dura due mesi in conseguenza della decisione dell’ azienda di ridurre i già magri salari, dopo che una legge dello stato ha imposto una riduzione delle ore lavorative settimanali. Sopra uno striscione delle operaie manifestanti si legge: “Vogliamo il pane, ma vogliamo anche le rose!”. Il pane e le rose, bread and roses, cioé non solo soldi ma anche la dignità e il diritto ad una migliore qualità della vita. Perché la dignità non si compra con il denaro ma si conquista anche rivendicando condizioni di vita migliori, esigendo rispetto e correttezza, assicurandosi la possibilità di un futuro [http://www.areopagitica.it/].
Stefano mi fa riflettere sul fatto che non esiste la qualità di rose buona per tutti e che le rose che hanno migliorato la nostra vita non salvano necessariamente anche quella degli Altri. Dunque ciò che si può fare è metterci in cerca, con “quella” persona, delle “sue” rose. L’ho trovata un’immagine significativa. L’idea di calarsi in una realtà, di accompagnare nell’esplorazione portando magari la torcia…mi ha ricordato ciò che faceva Philippe Van Eeckhout [http://www.aphasiaforum.com/sem_finale.htm] con i suoi interlocutori afasici. Del resto è chiaro che all’altro ci si può affiancare, ma è bene restare consapevoli che sarà sempre solo una Approssimazione. Nessuno di noi operatori salva nessuno, per quanto qualcuno lo creda. Ma le rose, le rose le possiamo cercare.
Come commentare un articolo del genere? Solo dicendo che ancora oggi mi stupisce il fatto che nel mondo possa esserci gente che cerca di togliere pane e rose agli altri per goderne lui solo….
ops scusate l’errore “gente….lui…” la fretta 🙂