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La scelta di un servizio riabilitativo
Dopo che la persona con ictus è stata in ospedale un tempo sufficiente da uscire dalla fase di emergenza viene il tempo di pensare alla riabilitazione. Come decidere dove andare per avere la migliore cura riabilitativa? Se si deve scegliere fra una riabilitazione in regime di ricovero oppure una riabilitazione ambulatoriale o ancora una riabilitazione eseguita a casa, accade che molti caregiver optino per una riabilitazione in regime di ricovero.
Il periodo post-dimissione è infatti abbastanza stressante senza che si debba avere a che fare anche con l’ulteriore stress di trasportare un paziente che problemi di mobilità dalla casa all’ambulatorio riabilitativo; un paziente che magari è molto debole e che quindi fatica a reggere trasferimenti ripetuti diverse volte la settimana. Inoltre questa decisione è condizionata anche da fattori economici (N.d.T.: in ogni caso al momento delle dimissioni, prima di scegliere e proprio per scegliere meglio, è necessario parlare attentamente con il neurologo, il fisiatra, il fisioterapista e il logopedista per capire qual è il margine di recupero del percorso riabilitativo).
Una volta un fotografo professionista disse che per ottenere le foto migliori occorre solo comprare la macchina fotografica migliore. Più’ care e sofisticate sono le lenti, migliori saranno le fotografie. Ma nel mondo riabilitativo potrebbe non essere così semplice. Chi vi consiglia potrebbe non essere informato su quali sono i servizi più efficaci, oppure potreste essere indirizzati a servizi riabilitativi rispetto ai quali gli operatori hanno degli interessi personali. È importante che voi facciate molte indagini per capire dove e a chi rivolgervi e quali coperture finanziarie sono disponibili. (…) Il primo fattore determinante nel processo di scelta è la vostra residenza e le risorse disponibili nel territorio circostante. Nella vostra zona potrebbe non esserci alcuna risorsa. (…)
Continuate a fare domande.
Molti hanno avuto esperienze simili o conoscono qualcuno che c’è già passato. Iniziate a parlare per primi e vi torneranno indietro molte informazioni. I primi destinatari delle vostre domande devono essere comunque gli operatori del mondo sanitario quindi personale medico, infermieristico e riabilitativo. Chiedi a qualunque dottore, infermiere o terapista, non importa la sua specializzazione: “Se avessi avuto un ictus, dove vorresti essere mandato a fare la riabilitazione?” Avrai dei suggerimenti utili magari anche del tipo “Qualsiasi posto ma non quello… non ci porterei mai nessuno“. Ricordati che prima di tutto un Servizio Riabilitativo deve soddisfare i bisogni medici del paziente
Manderesti tuo figlio in una scuola che non hai mai visitato?
Compreresti una casa scegliendola su un opuscolo?
Le visite personali al servizio riabilitativo sono una necessità assoluta.
Avrai modo di fare delle osservazioni in prima persona: è pulito?
Ci sono dei medici sul posto?
Ogni quanto possono visitare i pazienti? Cosa succede in caso di emergenza medica?
Quanti pazienti con ictus sono ricoverati in questa struttura? Che tipo di riabilitazione offre questo servizio? Il personale è qualificato? Quante ore si dedicano alla terapia? Che cosa fanno i pazienti nel resto della giornata? Quale è la percentuale di pazienti che da quel posto viene istituzionalizzata e quanti sono quelli che tornano a casa? C’è la televisione? Se questo particolare è importante per il vostro familiare chiedete! Potreste pensare che sia poco importante ma chi vive la condizione dell’afasia può beneficiare della familiarità legata a certe intrattenimenti tipici della vita di prima.
Scegliere il servizio riabilitativo
Rivalutate attentamente la vostra decisione di scegliere quel determinato servizio.
- Cercate di capire quali terapie vengano svolte e chi sono i terapisti
- Consideratevi l’avvocato in carica del vostro familiare e il punto di unione fra il paziente e lo staff medico.
- Rendetevi conto che il recupero non è veloce; festeggiate i piccoli passi compiuti
- Siate una fonte costante di incoraggiamento positivo
- Fate in modo che ciò che l’ambiente circostante sia piacevole ma siate consapevoli che lasciare quel posto è spesso ancora più piacevole
A questo punto avete scelto il servizio che ritenete più indicato per il vostro familiare e la riabilitazione comincia. La prima cosa da tenere presente e che questa non è una decisione irreversibile. Se le cose non vanno come aspettavate ricordatevi che come siete entrati nel circuito così potete anche andarvene.
All’inizio è molto importante che voi siate presenti spesso nella struttura per assicurarvi che il vostro familiare si trovi bene e per consentirgli di familiarizzare meglio con la nuova situazione.
Cercate di conoscere chiunque abbia un ruolo nel processo di cura. Siate presenti ad ogni seduta e partecipate attivamente.
Come capire se il Terapista è valido e sta lavorando bene?
Fatevi spiegare esattamente dal terapista a cosa sta lavorando e con quali obiettivi e poi chiedete sempre come potete essere d’aiuto e quali compiti potete svolgere nei momenti in cui la terapia non viene effettuata ad esempio nel fine settimana o durante le vacanze.
Chiarisci bene il tuo ruolo perché alcuni vogliono la migliore cura della persona familiare altri vogliono aiutare in prima persona; il terapista deve sapere che tipo di persona siete e quale collaborazione siete disposti a dare.
E’ anche importante considerare che – a seconda delle condizioni di salute del vostro familiare – a quest’ultimo può risultare difficile comunicare verbalmente i propri bisogni o le proprie sensazioni (magari dolorose) al terapista.
Per questo motivo, nell’ambito dei primi due incontri può essere utile collaborare con il terapista per trovare un metodo comunicativo efficace grazie al quale il vostro familiare possa esprimere il grado di dolore o di disagio che prova durante la terapia. Ci si può mettere d’accordo su un segnale della mano, delle dita o un battito delle ciglia.
Non importa quale metodo, l’importante è che sia possibile un qualche tipo di scambio, e di dialogo comprensibile per entrambi. Voi potete essere utili perché conoscete meglio di tutti il vostro familiare quindi cercate di conoscere il terapista e fategli capire i disagi fisici e i bisogni emotivi del vostro caro.
Valutare le competenze del terapista
10:00 seduta di terapia individuale
10:05 chiesto notizie su dove si trovi il terapista. Nessuna risposta
10.10 avvisati: il terapista sta arrivando
10.22 il terapista arriva e si guarda intorno cercando un collega
10.30 la terapia inizia. Il terapista richiede a X. di sollevare per 12 volte la gamba. Ma X può contare
fino a 12? Può sollevare la gamba? Sa cosa significhi “sollevare” la gamba? Il terapista
va via prima di aver avuto la risposta a queste domande
10.40 il terapista ritorna, scuote il paziente, chiede se ha fatto i dodici sollevamenti “Sì” è la risposta.
Ma avrebbe dovuto essere “No”.
Se queste sono le annotazioni che state prendendo e il terapista sta agendo nel mondo che descrivete sul taccuino, immaginate ciò che accade quando voi non siete presenti. E per questo motivo che dovete essere spesso presenti. Non appena vi rendete conto che c’è qualche problema, fate qualcosa subito. Valutate se il problema è con il terapista o con qualcun altro e chiedete un cambiamento di figura.
Qualche volta c’è un conflitto di personalità fra il paziente e il terapista. Mentre voi non siete qualificati per giudicare l’esperienza tecnica del terapista, certamente potete dire se quest’ultimo è impaziente, sprezzante, apatico, crudele, negligente, severo o solo schietto con il vostro familiare. Dovreste però essere consapevoli che molti terapisti sono necessariamente severi per motivare il paziente che altrimenti non sarebbe motivato; cercate di osservare attentamente. E’ comunque abbastanza certo che un paziente esprimerà una grande antipatia per un terapista eccessivamente duro o che lo sfida. La sfida tra il paziente e il terapista deve essere sempre produttiva. Non è un matrimonio…è ancora più importante! C’è una vita in gioco!
Alcuni pazienti si trovano meglio con terapisti uomini piuttosto che donne (generalmente i pazienti maschi circondati da più figure femminili nella loro vita quotidiana hanno bisogno di una presenza maschile). Sulla base di quanto da voi annotato sul vostro taccuino (ad esempio che una seduta di un’ora in realtà dura 20 minuti), avrai dei validi motivi per chiedere un cambiamento del personale.
Possiamo andare a casa ora?
Vent’anni fa un paziente con ictus restava in convalescenza presso il servizio riabilitativo per molti mesi prima di tornare a casa. Ora non accade più così. I ricoveri durano spesso poche settimane.
Il criterio principale che si segue per far tornare il paziente a casa è la possibilità di trasferire quest’ultimo su una sedia a rotelle. Da questo momento il peso è ora tutto sulle vostre spalle, mentre prima c’era chi si occupava della sua cura e del suo nutrimento.
Voi a questo punto generalmente affronterete tristemente uno dei due seguenti scenari, di cui nessuno vi può comunicare la durata:
– Primo scenario: il vostro familiare ha recuperato abbastanza per tornare a casa (spesso con tanta assistenza giornaliera) e può continuare con la terapia andando da casa in ospedale, qualche volta con lo stesso servizio di cui si è già avvalso.
– Secondo scenario: il recupero è limitato, e il vostro familiare richiede un trattamento spesso a tempo pieno. La terapia ha dei costi elevanti e non sempre i servizi possono provvedere.