Come in tutto il mondo sanitario, anche ai logopedisti viene richiesto di dimostrare l’efficacia del proprio lavoro per accertare che la loro pratica sia basata su evidenze. In Italia si è portati a ritenere che adottare un approccio basato sull’evidenza comporti nella pratica quotidiana, una integrazione dell’esperienza clinica individuale con la sola ricerca sistematica dell’evidenza clinica esterna, omettendo l’importante riferimento di Sackett all’ inclusione nella decisione clinica anche delle scelte, dei valori e delle opinioni dei pazienti. In questo video Alessandra Tinti discute il significato dell’ ”evidenza” nella valutazione dei servizi riabilitativi offerti alle persone con afasia.
Nella assistenza sanitaria tendono ad essere utilizzati sistemi di riferimento polarizzati nei quali la “misura” coinvolge l’uso di metodi quantitativi, sebbene sia ovvio che valutare la risposta di un soggetto ad un percorso riabilitativo implichi una complessità che va oltre la scelta di un unico paradigma avendo a che fare con le interpretazioni che le persone danno delle conseguenze della afasia nella loro vita quotidiana. Poiché la malattia e la persona “malata” oggi non possono più essere lette solo come oggetto di pratiche e linguaggi che le descrivono secondo il modello biomedico, proponiamo un recupero delle categorie antropologiche dell’emic-etic, allo scopo di confrontare le dimensioni categoriali della persona con afasia e dell’operatore sanitario. La stessa dicotomia evidence-based medicine/narrative-based medicine non può essere intesa come una contrapposizione, trattandosi di pratiche e linguaggi complementari.
Occorre adottare un metodo alternativo di generazione di “evidenza”, basato su un approccio multidimensionale nella valutazione della efficacia terapeutica che si rifà al framework di Leder sulla lettura dei differenti “testi” legati alla malattia. Generalmente l’evidenza viene accostata al testo “strumentale” che risulta più facilmente “catturabile” usando metodi quantitativi mentre noi proponiamo l’utilizzo del testo narrativo della persona con afasia come strumento di valutazione dell’efficacia di un percorso riabilitativo; si tratta quindi di un livello emic di analisi che coinvolge pazienti afasici in trattamento o che hanno concluso un percorso di riabilitazione del linguaggio. Questo approccio multidimensionale dovrebbe consentirci di generare diversi livelli di evidenza, permettendoci inoltre di esplorare i significati che le persone con afasia danno alla loro storia di malattia.