“Quest’estate ho portato mio padre in campagna. Prima di avere l’ictus era abituato a passarci tanto tempo coltivando l’orto, imbottigliando il vino….. Ora invece era seduto fuori, sulla sua carrozzina, e guardava me che imbottigliavo davanti a lui. Gli ho chiesto “Sei contento di essere qui? Va bene?”. Mi ha guardato allargando le braccia. Cosa poteva dirmi? Era circondato da cose che un tempo gestiva con perizia e rapidità e ora non poteva che guardare. Ho pensato alla domanda che gli avevo appena fatto. E’ una domanda che possiamo ancora fare? Cosa significa “stare bene”?
Va bene rispetto a un po’ peggio? O è possibile scoprire un nuovo modo di essere, una nuova qualità di vita?”
Forse – ho pensato – non possiamo piu’ farci questa domanda. Perche’ la risposta è banale e complessa nello stesso tempo (Barbara) .
L’Ictus ci cambia la vita. La cambia alle persone afasiche prima di tutto, ma anche ai familiari e anche a noi operatori che ci troviamo di fronte alla complessità di un intervento rispetto al quale si suppone siamo titolati come “problem solver”, senza che però sia chiaro su quali problemi possiamo effettivamente agire portando un cambiamento.E’ frustrante per tutti. Che cosa ci sto a fare? Cosa posso darti ?
Abbiamo tutti bisogno di dare un senso a queste esperienze. Di andare avanti e costruirci un percorso che non per forza deve essere perfetto, laddove perfetto sarebbe che la persona si alzasse in piedi e se ne andasse a fare ciò che era solita fare. Ma il massimo cui aspirare.
Ne parliamo Venerdì 27 Settembre in una discussione aperta che si svolgerà online sulla nostra pagina Facebook, in streaming, dalle 17.30 alle 18.30 sul tema “L’Ictus come cambiamento”
Cosa è un Open Talk
Open Talk del 27.09.2013 “L’ictus e il Cambiamento”
Discutiamone insieme
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