Un uomo piccolo piccolo appiattito nella carrozzina mi ferma in corridoio: “Posso chiedere un piacere“? Le sue gambe si muovono irrevocabilmente come se stesse pedalando in aria, la voce è flebile, mi accosto per sentire bene e lui dice: “Dammi un bacino!”. Un pò più in là una dottoressa urla come un’ossessa contro una degente che reclama, immagino in malo modo e da giorni qualcosa che probabilmente le è stato già dato, “Come le devo dire che non è il caso di gridare?”, gridando a squarciagola, “Ora lei la pianta se no mi arrabbio!” (perchè finora scherzava?) e via cosí fino a creare una rissa nel mezzo del salone fra esseri umani attoniti, già da prima, ma adesso – immagino, di più.
Poi c’è la storia degli equivoci quando una operatrice straniera usa un modo di dire italiano ignorandone il significato e tu la prendi alla lettera e credi di stare ascoltando una storia dai presupposti terribili e impieghi 10′ a capire che era solo un’espressione usata impropriente. E poi il personale a cui riporti le richieste di un’ospite e che ti risponde come sempre: “non ci badi, ha il pannolone“. E tu che tu ne vai stremata, consapevole di non avere fatto (quasi) niente per cambiare il sistema e che in quel quasi metterai i pensieri di tutto il resto della tua giornata
Cronache marziane
'